
URBAN FLOW EXPERIENCE – The Art Synesthetic Dark Room – Trieste 2019
Urban Flow Experience alla Biennale Internazionale Donna di Trieste, un evento durato tre mesi, che mi ha impegnato tanto, tantissimo, tempo, tante energie e mi ha regalato tante emozioni.
Finalmente ho potuto allestire un po’ più in grande The Art Synesthetic Dark Room, che avevo presentato a Milano nel 2015, in collaborazione con Creasens: aspettavo un’occasione di expo favorevole, e l’amica di Trieste Alda Radetti, anima e cratrice della BID, me l’ha fornita.
E ancora l’amico Marco Genovese di Creasens, con le sue Preziosessenze, ha collaborato nella creazione delle fragranze urbane.
Trieste: un’esperienza indimenticabile.
Ho conosciuto altre artiste, eravamo in più di cento.
Ho avuto un contatto breve ma intenso con moltissimo pubblico, incuriosito dall’esperienza che proponevo.
All’inaugurazione la sala era piena, non avevamo più posti per sedere. C’erano le autorità e i giornalisti, e tantissimi triestini e persone venute anche da oltre confine. Trieste è una città aperta al mondo.
Ed ecco la mia Blue Box in cui far provare l’esperienza sinestetica: un posto protetto, un cubo in legno, in cui entrare e immergersi nei cinque sensi, soli, con le proprie percezioni e l’attivazione sensoriale.
I PROFUMI, LA CITTA’, I SUONI, IL TATTO E IL GUSTO
L’ESPERIENZA DIVENTA UNO SCRITTO, LO SCRITTO DIVENTA UNA LUNGA POESIA
Entri e ascolti-vedi-tocchi-annusi-gusti a tuo modo, le sensazioni e le suggestioni sono molteplici. E ogni mondo è diverso: ti apri ai ricordi, o vieni investito dai tuoi ricordi, immagini, o proietti un futuro possibile.
E dopo, lascia una frase, una lettera, una poesia, un’impressione.
“Questa è una seduta psicoanalitica? Il brano dei Weather Report mi porta indietro, anche i profumi, forse a casa di un’amica, forse no. Emozioni un po’ sbiadite, sarà per il troppo che mi porto addosso, una distanza forse dalle cose, dall’assenza delle cose. Una seduta poi in contropiede…”
Paolo Cervi Kervischer“Mi siedo e vedo un bellissimo quadro davanti a me… immagino NY anche se non la ho mai vista … Il Bronx…. considerato luogo malfamato. Ma così non appare, a me così non appare. Il profumo giusto, anzi, La fragranza, la musica…. Forse è proprio vero che a volte bisogna “toccare con mano riguardo l’opera d’arte… Il semaforo rosso sembra voler indicare uno “stop”, STOP per tutto, forse un momento di pausa, che mi aiuta ad analizzare la vita. Anche in luoghi dove la criminalità è quasi consuetudine, c’è purezza e può esserci pace e poesia.”
MarisaÈ la prima volta che provo un’esperienza MULTISENSORIALE: MI È PIACIUTA! Non sono mai stata a NY ma così mi sono fatta un’idea. Mi sono accorta di aver utilizzato tutto il cervello, la parte logica ha apprezzato le figure geometriche del quadro, quella istintiva le figure più indistinta. L’aver potuto odorare i profumi ha accentuato l’esperienza. Grazie!”
A. W.La vista e il profumo sono arrivati subito. Il tatto è arrivato un po’ dopo, quando gli occhi si erano abituati. Il viaggio è iniziato dal mio naso per poi arrivare agli occhi. Toccando la consolle ero portata a guardare la parte sinistra, più morbida, dell’opera. Dopo un po’ le macchine scorrevano via veloci e potevo riuscire a percepire l’ar8a di quella città. Mi sono immaginata dei capelli al vento, correre via veloci fino al prossimo semaforo (rosso). Cara Mara, mi hai fatto fare un viaggio in una città che adoro e che un po’ mi manca. Grazie per questa esperienza.
A.C.
LA BLUE BOX
Ho immaginato la Art Synesthetic Room come un luogo con una piccola entrata, un’anticamera, e poi lo spazio in cui sedersi per immergersi nell’esperienza.
E ho disegnato e ideato il CUBO, la Blue Box.
Ma poi, non era certo facile da fare a casa e tantomeno da trasportare fino a Trieste!
Ho cercato e trovato un bravo artista triestino, e il feeling è stato immediato: anche perché lui è il “Blu di Prussia” di Trieste, meglio di così non potevo!
Roberto ha costruito il cubo in legno, solido, e smontabile.

La Blue Box in laboratorio e il trasporto

L’allestimento e la Blue Box allestita
Cosa porto a casa? Il ricordo e l’esperienza di una expo lunga e intensa, tanti scritti di persone che si sono lasciate andare, che si sono fidate.
La certezza che posso progettare e allestire un’idea, che prende forma ed è condivisa.
Il piacere di vedere che ognuno interpreta le espressioni artistiche a suo modo, che il mondo è pieno di mondi possibili, di immaginazione, di creazione di nuove esperienze.
La capacità di comunicare con estranei sulla base di forme, colori, profumi in modo libero e in un terreno fantastico ideale.
E poi, subito dopo, ho chiuso in bellezza alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, con un one-shot day, il 30 maggio.